La riabilitazione del pavimento pelvico è una terapia conservativa per incontinenza urinaria e fecale, disfunzioni sessuali e dolore cronico. È un trattamento che richiede una partecipazione attiva del paziente.
Il pavimento pelvico si trova nella della cavità addomino-pelvica ed è costituito da un sistema di supporto muscolare di cui il principale muscolo è l’elevatore dell’ano; il sistema di sostegno legamentoso è costituito da legamenti e tessuto connettivo. Tutte e due queste strutture, insieme, formano un piano di appoggio e di contenimento di tutti gli organi addominali.
Il muscolo Elevatore dell'ano è un muscolo pari costituito dai due fasci del: - pubo coccigeo - pubo rettale - ileo coccigeo
Il tono muscolare di questo muscolo può variare e determinare due quadri clinici opposti: se eccessivamente contratto, può provocare dolore a riposo, o durante la minzione o l’attività sessuale; se invece il tono è ridotto (dopo una gravidanza, all'arrivo della menopausa, oppure dopo un intervento chirurgico, ecc) si può manifestare una incontinenza sfinteriale.
In cosa consiste la riabilitazione?
Inizialmente il fisioterapista si occuperà della raccolta anamnestica ostetrica e ginecologica, si occuperà di informare e far conoscere il pavimento pelvico su disegni e carte anatomiche semplici; Poi si passerà alla valutazione funzionale della muscolatura pelvica.
La terapia solitamente è distinta in quattro parti fondamentali:
1. La presa di coscienza
Prendere coscienza del proprio pavimento pelvico e riuscire a contrarlo correttamente, isolandone la contrazione; imparare a gestire le pressioni intra-addominali (tosse, starnuti, sforzi). Eseguire una contrazione del muscolo elevatore dell’ano è abbastanza complesso dal momento che l'area cerebrale deputata alla muscolatura del pavimento pelvico è molto ridotta
2. La manipolazione e l'esercizio fisico
Il Fisioterapista utilizzerà delle scale di misura della forza muscolare e dell'endurance e attraverso rinforzi verbali e tattili, appronterà un progetto riabilitativo personalizzato per ogni singola paziente.
Attraverso invece la manipolazione, sarà possibile ridurre la tensione dei fasci muscolari che con la loro tonicità generano il sintomo del dolore.
3. Il Bio-feedback
Si tratta di uno strumento di supporto alla presa di coscienza. Tramite una sonda endocavitaria e degli elettrodi di superficie, la contrazione muscolare viene visualizzata su di un monitor. Ad ogni contrazione muscolare corrisponderà un segnale visivo o un suono che faranno da feed back al paziente.
4. Automatizzazione
Attivare tutte le strategie motorie apprese durante la terapia e trasferirle in modo automatico (subcorticale) nelle azioni di vita quotidiana.