Sindrome del Tunnel Carpale


La sindrome del tunnel carpale

La STC è una patologia ad elevata frequenza (5%), con maggiore incidenza nel sesso femminile (F:M=6:1) nella V decade (40-50 anni). Il nervo mediano è un importante nervo misto (motorio e sensitivo) che con i suoi rami collaterali e terminali innerva parte dei muscoli dell’avambraccio e della mano, nonché la cute della faccia palmare della mano nella parte corrispondente al I, II e III dito e a metà del IV dito, mentre dorsalmente innerva solo le porzioni terminali delle stesse dita.

Il nervo mediano, derivante dal plesso brachiale, si forma dalle radici nervose di origine (C5-T1) nella cavità ascellare; da qui discende lungo il braccio (medialmente all’omero) e l’avambraccio (anteriormente, al di sotto degli strati muscolari) fino al polso, dove si immette nel canale del carpo; termina poi nella mano dove si divide nei suoi rami motori e sensitivi.

Per quanto riguarda il tunnel carpale, esso è delimitato superficialmente da un “tetto”, costituito dal legamento palmare trasverso del carpo (o retinacolo dei flessori), che si inserisce sulle ossa più periferiche del carpo (scafoide e trapezio dal lato del pollice; uncinato, piramidale e piriforme dal lato del mignolo), che costituiscono le “pareti” del canale; le restanti ossa del carpo (semilunare, trapezoide e capitato) costituiscono il “pavimento” del tunnel stesso.

SINTOMATOLOGIA ED EVOLUZIONE DELLA SINDROME

Nell’evoluzione della STC si possono identificare tre fasi, a gravità crescente:

  • Fase irritativa: caratterizzata da parestesie (alterazione della sensibilità, formicolii, ecc.) e dolore dopo l’uso eccessivo della mano nelle attività predisponenti; il segno di Tinel al carpo è

positivo (consiste nel colpire leggermente con un martellino da riflessi la superficie del polso in corrispondenza del tunnel carpale: i soggetti con STC avvertono in genere una sensazione di scossa che si irradia alle prime tre dita).

  • Fase deficitaria: ai sintomi precedenti si accompagna una ipovalidità nella opposizione del pollice alle altre dita; le parestesie si aggravano e si estendono a tutto il territorio di innervazione del nervo mediano; infine il dolore si risveglia alla pressione dei muscoli dell’eminenza tenar; ci può essere o meno tumefazione quando per esempio è presente una tenosinovite.
  • Fase di paralisi: caratterizzata da marcata ipotrofia dei muscoli dell’eminenza tenar (alla radice del pollice) che determina l’allineamento del pollice con le altre dita e la conseguente abolizione del movimento di opposizione.

TERAPIA

Il primo obiettivo del progetto terapeutico in un soggetto “a rischio” di STC deve essere quello di prevenire e ridurre al minimo il rischio dell’instaurarsi della sindrome, attraverso una corretta educazione ergonomica delle posture e dei gesti del lavoratore.

Una volta instauratasi la compressione e l’irritazione (fase irritativa), la terapia è di tipo conservativo e prevede il riposo dall’attività, l’uso di split (tutori), lo stretching di tutto l’apparato muscolare, alcune terapie fisiche, la somministrazione di farmaci antinfiammatori e l’esercizio terapeutico.

Durante la fase deficitaria e paretica si può ricorrere all’ intervento chirurgico, che consiste nella sezione completa del legamento trasverso del carpo, che rappresenta il “tetto” del tunnel carpale, per “liberare” il nervo compresso ed irritato. Seguono i trattamenti e gli esercizi proposti per la fase irritativa.

FISIOTERAPIA

La fisioterapia consiste in una serie di metodiche manuali praticate dal terapista (f. passiva) e di esercizi terapeutici attuati dal paziente sotto la guida del terapista (f. attiva o assistita) che mirano al recupero della funzionalità dell’arto colpito: range articolari (ampiezza di movimento delle varie articolazioni), forza e destrezza muscolare, propriocezione, sensibilità tattile, ecc.

La mobilizzazione passiva e il movimento attivo vanno impostati confrontando l’arto da riabilitare con quello sano per recuperare l’ampiezza di movimento propria del paziente (che dipende da vari fattori: età, destrezza, allenamento, altre patologie osteo-articolari o neuro-muscolari).

Esempi di esercizi terapeutici conoscitivi comprendono la manipolazione di oggetti per riconoscere forme, spessori, superfici e consistenza dei materiali, con oggetti inizialmente molto diversi, poi della stessa forma ma di consistenza diversa, come con spugne, ecc.

Questi esercizi richiedono al paziente sia uno sforzo muscolare-articolare (movimento) che un compito cognitivo (sensibilità, percezione, riconoscimento, memoria).