In questi giorni si è parlato molto della morte improvvisa nel giovane sportivo, apparentemente sano. Ci chiediamo come sia possibile che persone super controllate dal punto di vista medico, come sono per l’appunto gli atleti, possano andare incontro a simili drammatici eventi?
La caratteristica principale dell’Arresto Cardiaco Improvviso (ACI) è la sua imprevedibilità e l’assenza di sintomi prodromici. 70.000 persone, in un anno, in Italia, sono le vittime dell’arresto cardiaco, praticamente una ogni 9 minuti…sono numeri incredibili!
L’Italia possiede una delle legislazioni più avanzate del mondo per la tutela sanitaria delle attività sportive; dal 1982, qualsiasi sportivo che voglia iscriversi ad una associazione o partecipare ad una gara è obbligato ad effettuare una visita medica che ne garantisca l’idoneità. L’impatto della legge sull’idoneità sportiva, con uno studio ventennale, ha evidenziato che la mortalità si è ridotta del 90% negli atleti sottoposti a screening, mentre è rimasta pressoché immutata nei sedentari non sottoposti a screening. Questa riduzione è frutto dell’affinamento diagnostico messo in pratica dai Medici dello Sport e dai Cardiologi nello svelare le cardiopatie aritmogene, in primo luogo la cardiomiopatia ipertrofica e le miocarditi. L’importanza dell’ECG non deve però sottovalutare il peso che ha l’anamnesi familiare, infatti la maggior parte delle cardiopatie a rischio di morte improvvisa da sport è geneticamente determinata.
I recenti eventi drammatici però ci insegnano, tuttavia, che non può esistere uno screening in grado di salvare tutti gli atleti a rischio di arresto cardiaco: alcune condizioni cliniche, come la cardiopatia ischemica e le anomalie congenite, possono NON avere alterazioni sull’ECG di base e neanche su un ECG da sforzo.
Quali sono i SINTOMI dell’ACI?
Il primo segno dell’Arresto Cardiaco Improvviso è tipicamente la perdita di coscienza a cui si associa l’assenza del battito cardiaco, il polso non è rilevabile.
L’Arresto Cardiaco Improvviso è un’emergenza medica. Il soggetto colpito deve essere trattato immediatamente con un defibrillatore. Il defibrillatore è un dispositivo che invia uno shock elettrico al cuore, che, può ripristinare un ritmo normale in un cuore che ha smesso di battere o che batte in maniera anormale. Per essere efficace, la defibrillazione deve avvenire nell’arco di pochi minuti dall’arresto cardiocircolatorio; con ogni minuto che passa, le probabilità di sopravvivenza diminuiscono del 10%.
I DAE ovvero i Defibrillatori Automatici Esterni sono dispositivi speciali che possono essere utilizzati anche da personale non sanitario e dovrebbero essere disponibili nei luoghi pubblici come centri commerciali, aeroporti, sale da gioco, alberghi, palestre, scuole, eccetera. Sono programmati per erogare uno shock elettrico solo nel caso in cui rilevino un’aritmia pericolosa e defibrillabile, come appunto la fibrillazione ventricolare. Tuttavia, che si disponga o meno di un DAE, la prima cosa da fare in caso di arresto cardiocircolatorio è chiamare il 118.
FONTI:
O’Conner, F.G., S. Pyne, F.H. Brennan, and T. Adirim (2003). Exercise associated collapse: An algorithmic approach to race day management. Am. J. Med. Sports 5:212-217, 229.
cardiolink.it/pdf_tmp/la-morte-improvvisa-nellatleta.pdf
paduaresearch.cab.unipd.it/5594/2/Pescatore.pdf
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