Disfunzioni del Pavimento Pelvico Femminile

Il pavimento pelvico e i suoi organi correlati sono una parte del nostro corpo fondamentale, di cui dovremmo imparare a essere più consapevoli. Spesso però  non si tratta l’argomento con l’attenzione che merita. Ci sono molte emozioni racchiuse in quest’area. E le patologie che la riguardano, spesso taciute per vergogna, hanno un impatto rilevante sulla qualità della vita delle donne.

Le patologie del pavimento pelvico costituiscono un insieme di patologie che riguardano la pelvi, soprattutto femminile, condizionata spesso dalla perdita morfologica naturale. Questa perdita della posizione fisiologica può determinare una serie di sintomi e disfunzioni a carico dell’apparato urinario, a carico dell’apparato evacuativo e disfunzioni della sfera sessuale. Il motivo per cui, nella donna sia più frequente questa patologia, è legato alla sua anatomia: mentre il perineo maschile è chiuso verso il basso dal piano prostatico, anatomicamente, la pelvi della donna vede l’alloggiamento della vescica, al centro, gli organi genitali posteriormente al retto, presentando, quindi, un punto di debolezza centrale che è maggiormente soggetto alla patologia da prolasso. Le patologie del pavimento pelvico sono più frequenti nella donna della terza età, questo per motivi legati alla pluriparità: un maggior numero di gravidanze determina una maggiore sollecitazione dei visceri pelvici aumentando il rischio della patologia da prolasso. Tutto questo può determinare una perdita della riserva funzionale della donna accentuando i sintomi legati alle disfunzioni urinarie, sessuali e dell’apparato evacuativo. I sintomi che devono destare preoccupazione sono sintomi che riguardano delle modificazioni di condizioni naturali: una perdita urinaria occasionale non desta particolare attenzione, ma se questo fenomeno diventa frequente è bene parlarne con il proprio medico o ginecologo. Così pure i disturbi dell’evacuazione, la stitichezza, la costipazione, in senso generale sono sintomi molto frequenti e molto diffusi nella popolazione, però situazioni che si instaurano improvvisamente, non precedentemente presenti, o che peggiorano drasticamente devono sicuramente allertare, così come la presenza di dolore pelvico o di discomfort perineale.

Secondo statistiche internazionali il 25% delle donne soffrono di incontinenza urinaria. Studi italiani condotti dalla Fondazione Italiana Continenza stimano che la prevalenza in una popolazione femminile di età compresa tra i 18 e i 70 anni si aggiri intorno al 12%. L’incontinenza da sforzo si manifesta quando aumenta la pressione addominale a seguito per esempio di uno starnuto, una risata o un colpo di tosse ed è più comune nella donna adulta. Con l’avanzare dell’età sale invece la prevalenza dell’incontinenza da urgenza causata da uno stimolo urinario improvviso, impellente e improcrastinabile. Nella pratica clinica non è infrequente che le donne identifichino un loro sintomo con modificazioni alla vita sociale, ad esempio nei disturbi della vescica iperattiva riportano che non escono più di casa o escono solo avendo una mappa dei bagni disponibili durante il percorso fuori casa.

LE REGOLE DELLA BUONA VESCICA

1. la vescica va riempita gradualmente e non continuamente
2. un corretto introito di liquidi dev’essere di circa 1,5-2 litri al giorno
3. ogni 3-4 ore si deve svuotare la vescica
4. si va al bagno a fare la pipì circa 6-7 volte al giorno
5. il volume vuotato in una minzione con stimolo normale è di circa 200 – 250 ml
6. durante la minzione non si “spinge” con la pancia e i muscoli del pavimento pelvico si devono rilassare.
7. si va a fare la pipì quando si avverte uno stimolo normale
8. cosa vuol dire avere uno stimolo normale? Lo stimolo normale si ha quando sentiamo la vescica confortevolmente piena. E cosa significa confortevolmente piena? Significa avere quella ripienezza vescicale tale da non sentire dolore ma da sentire un forte desiderio di vuotarla.

LA RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO

Il trattamento riabilitativo pelvi-perineale è un progetto intorno alla persona. Come tutti i progetti ha degli obiettivi e gli obiettivi scaturiscono dalla valutazione funzionale dei muscoli del pavimento pelvico. Non è un pavimento pelvico funzionale se i muscoli sono solo forti. I muscoli devono essere in grado di contrarsi, di rilassarsi e di allungarsi. 

La fisioterapia agisce sulla struttura muscolare del pavimento pelvico utilizzando una serie di tecniche e strumenti. Un esempio di tecnica è sicuramente data dall’ ESERCIZIO TERAPEUTICO: coinvolgere i muscoli pelvici in contrazione e in rilassamento per agire sulla presenza di ipotono (incontinenza urinaria o prolasso) o di ipertono (dispareunia o dolore pelvico). Gli strumenti più utilizzati nella riabilitazione del pavimento pelvico sono rappresentati dal Biofeedback e dalla Stimolazione Elettrica Funzionale.

Il Biofeedback permette di verificare e interagire con eventi fisiologici normali o anormali espressi sottoforma di segnali visivi o uditivi. Per tale motivo richiede una partecipazione attiva da parte della paziente. Può essere usato nelle pazienti in cui risulta difficile la prima fase cioè la fase di presa di coscienza del muscolo pubo-coccigeo e come verifica dell’incremento della forza di contrazione di tale muscolo. Gli apparecchi di BFB hanno in dotazione sonde anali e vaginali ed elettrodi di superficie, destinati al rilevamento dell’attività dei muscoli sinergici del pavimento pelvico: addominali, glutei e adduttori.

La Stimolazione Elettrica Funzionale sfrutta la depolarizzazione delle fibre nervose tramite corrente elettrica per determinare la contrazione della fibra muscolare striata (SEF indiretta) o la contrazione delle fibre muscolari per mezzo di corrente elettrica applicata direttamente sul muscolo  (SEF diretta). Il sito di stimolazione nella donna è quello intravaginale (stimolazione diretta) poiché è indispensabile stimolare il nervo pudendo contemporaneamente al muscolo. Tale tecnica di rieducazione è un tecnica passiva; deve essere considerata come un lavoro di transizione per arrivare al lavoro attivo.

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